PD, 'Il Sabato di Giornale' con Luigi Diego Perifano

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Nel 1996 fu il candidato sindaco al Comune di Benevento per il centrosinistra. Luigi Diego Perifano, ex PSI ed ex componente della direzione nazionale dei Diesse, è ora impegnato come capolista nelle primarie del 14 ottobre per il Partito Democratico. Sostiene Walter Veltroni alla segreteria nazionale, mentre in ambito regionale si schiera con Salvatore Piccolo.

La nascita del PD sta maturando attraverso una fusione fredda?
Questo era il dubbio che alcuni di noi avevano espresso nell'ultimo congresso nazionale della Quercia. Perplessità che poi si sono rivelate fondate: un meccanismo farraginoso sta limitando la partecipazione ai soli iscritti di Diesse e Margherita.
La corsa per le primarie ha quindi represso ogni desiderio di partecipazione a causa di un macchinario selettivo barocco?
Forse sarebbe stato opportuno che alle primarie fosse stato eletto solo il leader nazionale rinviando la questione delle assemblee nazionale e regionale. Queste liste hanno purtroppo messo in moto il meccanismo elettorale che taglia chi è fuori da alcune logiche tutte interne ai partiti.
La designazione delle candidature è stata ad opera di piccoli gruppi di vertice?
Le liste che abbiamo allestito naturalmente presentano personalità impegnate nelle attività istituzionali e di governo o politiche ma abbiamo fatto anche lo sforzo di inserire giovani e donne che si affacciano per la prima volta all'impegno e alla militanza di partito. Da questo punto di vista, il nostro esperimento si può dire ben riuscito: un mix di esperienze consolidate e desiderio di nuova partecipazione.
E' stato un errore non permettere le preferenze?
Assolutamente si. Anche perchè noi abbiamo fortemente criticato la nuova legge elettorale proprio perchè sottraeva all'elettorato il potere di scelta e non è stata una soluzione felice quella di proporre le liste bloccate alle primarie del PD. Detto questo, bisogna anche rispettare l'indicazione fornita da Veltroni che voleva che nell'assemblea nazionale ci fossero rappresentanti del mondo della cultura, delle arti e della scienza. Queste personalità non si sarebbero probabilmente cimentate in questa prova nel momento in cui avrebbero dovuto partecipare ad una competizione elettorale vera e propria.

Perchè appoggia Walter Veltroni?
Si potrebbe semplicemente dire che è il candidato più di sinistra per il Partito Democratico. Al di là delle semplificazioni, Veltroni è la personalità che da dieci anni meglio incarna lo spirito del PD. Io non sono mai stato un veltroniano nei Diesse ma gli riconosco di essere l'interprete autentico di questo nuovo soggetto politico.
Il sindaco di Roma sarà in grado di superare i compromessi e intercettare il consenso dei democratici indecisi?
Provocatoriamente potremmo ritenere le primarie come l'ultimo atto di vitalità delle classi dirigenti di Diesse e Margherita. Tocca a Veltroni dare un nuovo inizio e fare in modo che la spinta popolare, che certamente verrà il 14 ottobre, si possa tradurre in un programma politico veramente innovativo.
Al regionale lei si schiera con Piccolo per chiedere un segnale di discontinuità rispetto all'attuale asse Bassolino-De Mita?
Se il PD in Campania deve nascere come una cosa nuova, e questo è negli auspici non solo degli addetti ai lavori, non si può presentare con una proposta politica a difesa delle rendite gestionali che hanno caratterizzato il centrosinistra negli ultimi anni. Da questo punto di vista noi abbiamo condiviso il documento di Vietri che parte dalla considerazione che si è incrinato il rapporto di fiducia tra centrosinistra e opinione pubblica. Poi si chiede una svolta radicale su alcune questioni come il decentramento amministrativo, la valorizzazione dei territori, la discontinuità nella gestione dei rifiuti e della sanità. Qui nessuno si appassiona alla disputa nominalistica ma si va al merito delle questioni. Il PD non può nascere a difesa dell'esistente.
Però guardando le liste non appare tutto questo rinnovamento...
Penso che la sola sostituzione del personale politico non garantisca un rinnovamento di qualità. Ci siamo già passati in questa fase e a distanza di 10 anni è opinione comune che la Seconda Repubblica sia stata molto peggio di quella precedente. Probabilmente anche i politici attuali, per qualità e valori, non possono competere con i protagonisti della Prima Repubblica. Lo sforzo vero da fare è di creare una nuova classe dirigente.

Ma come si supera questa ventata demagogica e distruttiva con il crescente rifiuto di questi partiti e uomini politici?
Viviamo giorni complessi e confusi. Si ha l'impressione che la rabbia della gente si tramuti in disperazione perchè non c'è una via d'uscita. La mia personale opinione è che l'Italia abbia bisogno di rifondare il patto costituzionale attraverso la riscrittura delle regole che non può che essere un processo decisionale condiviso. Soltanto se si avrà la capacità di rimettere mano al patto fondativo della Repubblica, sarà possibile rilanciare la coesione nel nostro Paese. Diversamente assisteremmo ad una lenta ma irreversibile degenerazione dei processi già in corso. Questo è un sistema che si regge sulla non fiducia: i cittadini votano contro, per rassegnazione, quasi mai per convinzione. E questo circuito di sfiducia sta minando significativamente tutti i settori. Il PD può essere una risposta a questa crisi di sistema.
La delusione del popolo di sinistra è imputabile alla litigiosità, all'incoerenza e all'arroganza dei ceti dirigenti?
Il sentimento di sfiducia colpisce sempre chi governa, chi detiene le leve del potere. E poi sarei molto cauto a considerare il fenomeno Grillo come un'espressione del popolo di sinistra. A me sembra l'espressione di uno sfogo qualunquista e a tratti volgare. Messe da parte queste manifestazioni di odio, mi interessa il giudizio che l'elettorato esprime nei confronti di alcuni comportamenti degli uomini politici: si batte spesso sul fatto che la politica costa ma non produce risultati. Questo può rappresentare un valore positivo per la riforma della politica.
Come rifondare il messaggio della sinistra?
C'è bisogno di una mobilitazione sui valori attenta non solo sulla sostanza delle decisioni politiche ma anche alla forma, ai comportamenti, al modo in cui gli uomini politici si pongono. L'inefficienza dei processi decisionali e l'iniquità sociale di alcune scelte sono meno tollerabili perchè la politica non sa dare risposte giuste.

Gioco del referendum. E' favorevole al disboscamento delle tante società a partecipazione pubblica?
Si se intendiamo un processo di razionalizzazione e di accorpamento. La Provincia di Benevento ha un sistema di partecipate pubbliche che potrebbero essere ricondotte ad una holding. Si può almeno fare lo sforzo di avere un'unica agenzia di sviluppo locale.
E' favorevole alla fine della lottizzazione delle cariche pubbliche negli enti locali?
Personalmente non sono ossessionato dall'idea che i partiti rappresentano sempre il male. Non è possibile nemmeno fare di tutta l'erba un fascio. Noi dovremmo abituarci a misurare la qualità della politica attraverso i risultati che si raggiungono senza nessun pregiudizio.
E' favorevole al taglio drastico dei privilegi del pletorico ceto che vive sulla politica?
Assolutamente d'accordo ma partendo da un angolo visuale della nostra realtà dove la gente impegnata in politica vive del proprio lavoro. Il tema del ceto politico parassitario è meno invadente nel nostro contesto.

Pellegrino Giornale



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