Benevento: un anno a Palazzo Mosti, Del Vecchio si racconta al 'Sabato di Giornale'

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Un anno fa il centrosinistra conquistò il Comune di Benevento vincendo le elezioni amministrative dopo tredici anni di governo di centrodestra. “Il Sabato di Giornale” ha incontrato Raffaele Del Vecchio, vice sindaco ed esponente dei Democratici di Sinistra, per fare un primo bilancio dell’attività amministrativa con particolare attenzione alle politiche culturali di cui è diretto responsabile.

Ad un anno dal voto nella coalizione in tanti chiedono uno sforzo maggiore nell’attività di governo. Condivide questo allarme?
Siamo un’amministrazione giovane che si è trovata a gestire alcuni grandi problemi ereditati dal passato. E’ stato un anno di rodaggio anche per comprendere alcuni meccanismi amministrativi. Nonostante tutto abbiamo lavorato tanto e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ora c’è la necessità di porre mano alle altre questioni che sono sul tappeto e di dare risposta rispetto alle rivendicazioni delle varie forze dell’Unione.
Alcuni temono che l’Udeur diventi una maggioranza nella maggioranza. E’ un rischio concreto?
L’Udeur è il partito di maggioranza relativa della coalizione. Un ruolo che gli è stato affidato dagli elettori. Ma il problema non è la gara tra i partiti. La vera competizione da far scatenare è quella sulle idee e sulle decisioni da prendere per il bene della nostra comunità. Solo così saremo governo che risponde alle esigenze del territorio. Il semplice esercizio del potere non premia. Vince la coalizione e non il singolo partito così come sta avvenendo nel centrodestra dove non si riesce ad intravedere un progetto alternativo.
I Diesse sono parte importante di questa amministrazione. Come state rispondendo alla prova del governo?
Credo che come tutti stiamo facendo la nostra parte e apportando il nostro contributo. Ci sono state affidate deleghe strategiche anche in vista della programmazione dei fondi europei. Nonostante ciò, è importante non esercitare il mandato ricevuto dal sindaco solo in nome e per conto di una parte politica. I risultati vanno condivisi tutti insieme.
La nascita del Partito Democratico cosa significherà per l’Amministrazione Comunale?
Riscontriamo anche a Benevento uno scarso attaccamento ai partiti tradizionali. Le liste sono diventate una sorta di taxi: si sale e si scende con una facilità estrema. Questo è un fenomeno che produce instabilità di governo e non aiuta a prendere decisioni. Il PD è il tentativo di arginare la frammentazione e di ottenere la stabilizzazione. Un aiuto per il consolidamento della maggioranza a Palazzo Mosti.

L’opposizione denuncia un aumento ingiustificato di fondi per le politiche culturali. C’è un progetto alla base di questa scelta?
Se per il centrodestra la cultura è una spesa, per noi rappresenta un investimento. Benevento è stata venduta per trent’anni come città della cultura ma senza concentrare risorse su questo comparto. Finora all’assessore erano riservate le briciole. Noi abbiamo fatto un investimento forte sull’esempio di Veltroni a Roma che non mi sembra sia stato criticato dai suoi competitori. La verità è che abbiamo attuato un’inversione di tendenza grazie alle risorse comunali e ai fondi regionali con la presentazione di numerosi progetti. E’ falso chi dice che la cultura è stata preferita ai servizi sociali.
Ma non le sembrano troppi i 100 mila euro per la mostra di Cagli?
Di fronte alla marginalizzazione della cultura, ci sembrava importante portare grandi mostre in città. Abbiamo scelto di iniziare rassegne d’arte a Palazzo Mosti che deve diventare punto di riferimento culturale e non sede del Consiglio Comunale. Una casa della cultura per le mostre espositive. Per il primo anno abbiamo fatto un investimento serio anche per vedere come risponde la città. Cagli è un maestro del novecento, riconosciuto in Italia e all’estero, che sta avendo un grande successo. Nessun rimpianto per questa scelta.
Lei ha segnato il ritorno a Benevento di Ugo Gregoretti con Universo Teatro. Come ha ottenuto questo risultato?
Mi sono trovato tra le mani un patrimonio interessante grazie al lavoro e alla passione dei miei predecessori. Potevo vivere di rendita ed invece ho scelto di non farlo per aggiungere qualcosa di nuovo, rischiando anche di mettermi in competizione con Città Spettacolo. L’obiettivo è quello di aprire gli orizzonti. Il Centro Universitario Teatrale è un’occasione di internazionalizzazione che ci permetterà di mettere insieme città, teatro e università che poi sono le ricchezze del nostro territorio. Una scommessa che poteva guidare solo una persona come Gregoretti a cui ancora dobbiamo un’enorme riconoscenza. Non c’è il pericolo di un progressivo smantellamento di Città Spettacolo?
Assolutamente no. Abbiamo scelto Enzo Moscato quale direttore artistico perché siamo certi che lui darà lustro al nostro festival. Una straordinaria opportunità grazie a chi è già identificato con il mondo del teatro. Finalmente la rassegna non servirà più per far crescere qualche artista, amico di qualche politico. Noi vogliamo togliere Città Spettacolo dalla competizione, vogliamo riportarla ad essere rassegna del teatro puro.
A ciò si aggiunge Quattro Notti. Perché l’avete acquisita nella programmazione comunale?
Quattro Notti è un patrimonio della città. Nasce dall’intuizione di una persona ma oggi è stata acquisita da tutti. E’ una rassegna popolare che non grava sul bilancio comunale ma offre obiettivi nuovi. Negli altri anni per un fatto politico è stata subito dall’Amministrazione. Noi invece vogliamo servircene perché fa muovere le persone e quindi anima il turismo. Noi non poniamo il confronto tra le due rassegne che sono diverse ma entrambe importanti.

Cultura significa anche turismo. C’è un trend positivo per Benevento?
Noi abbiamo concentrato tante risorse anche per il turismo. Grazie alla cultura e al nostro passato possiamo far convergere visitatori e turisti. Ad esempio, abbiamo chiesto di aprire i musei tutti insieme ed ha funzionato. Dobbiamo diventare attrattore turistico così come lo sono alcuni centri della provincia con cui dobbiamo entrare in rete.
Investimenti anche sui beni culturali?
Certamente perché questa è una grande risorsa del nostro territorio per troppo tempo inutilizzata e difesa. Noi abbiamo una storia importante, monumenti incredibili, ricchezze ancora sotto terra. Perciò siamo città d’arte e ora abbiamo chiesto anche il riconoscimento all’Unesco come patrimonio dell’umanità per le Mura Longobarde e l’Arco di Traiano. Inoltre, in collegamento con la Soprintendenza, abbiamo attivato progetti per tirare fuori le ricchezze custodite sotto terra. Da qui anche il parco archeologico urbano che mai era stato immaginato.
Informagiovani. La minoranza lamenta l’assenza del servizio. Come stanno realmente le cose?
Non ci sono ritardi. Lo sportello funziona dal 2 novembre scorso e ci sono due addetti comunali. Non è chiuso come sostengono loro. Abbiamo cambiato sede ma i servizi e i programmi sono identici a quelli che abbiamo trovato al nostro insediamento. La verità è che con noi quell’ufficio non sarà mai una sorta di collocamento così come è stato finora perché non si è mai pensato a nulla. Non faremo mediazioni sui posti di lavoro e sul bisogno della gente.
Formazione. Che fine faranno i progetti ereditati dal centrodestra?
Con il suo lavoro il senatore Viespoli ha fatto solo il suo dovere, facendolo anche bene. Speriamo di avere la stessa attenzione al ministero anche se non c’è Viespoli. Abbiamo però i nostri rappresentanti nelle istituzioni nazionali che già sono diventati i protagonisti dello sviluppo della città. Oggi abbiamo straordinarie possibilità di crescita.

Pellegrino Giornale




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