Benevento: il presidente del Consiglio Comunale Izzo al 'Sabato di Giornale'

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“Il Sabato di Giornale” con il presidente del Consiglio Comunale di Benevento Giovanni Izzo. Eletto alle amministrative nella lista “Rosa nel Pugno”, Izzo ha ricoperto lo stesso scranno nella consiliatura dal 1996 al 2001 in quota Forza Italia. Successivamente è stato assessore allo Sport nella Giunta D’Alessandro. Dimessosi dall’incarico, ha lasciato il partito, restando nell’anonimato per tre anni. Alle elezioni di un anno fa la decisione di candidarsi con il centrosinistra.

Appena eletto presidente fu accusato da D’Alessandro di essere il campione del trasformismo. Un affondo pesante?
L’attacco dell’ex sindaco non merita alcun tipo di risposta perché lui sa benissimo come sono andate le cose ed è stata la coalizione di centrodestra a volere le mie dimissioni che io poi diedi correttamente sentendo proprio D’Alessandro. Se c’è un’accusa che io non posso tollerare nei miei confronti è quella di usare le istituzioni a fini personali o per districarsi tra uno schieramento e l’altro. Io sono stato sempre corretto nelle funzioni che mi sono state affidate al di là dell’appartenenza politica.
Nonostante le critiche nei suoi confronti, in quest’anno è riuscito a riconquistare la fiducia del centrodestra?
Non spetta a me dirlo. Credo di svolgere il mio lavoro in modo equilibrato anche se sono possibili errori. E questo perché non è facile gestire quest’assemblea. Da una parte c’è un’opposizione preparata, dall’altra c’è una maggioranza composta da neofiti che ancora devono imparare a muoversi all’interno del Consiglio Comunale. Vedo con rammarico che la politica sta cambiando. Si usano spesso attacchi personali che nulla hanno a che vedere con i temi che si trattano.
Lei traccia un bilancio positivo del suo lavoro eppure il suo predecessore Consales la invita a non farsi strattonare dalla sua maggioranza…
La gestione dell’aula è difficile perché il regolamento è inadeguato rispetto alle esigenze e soprattutto il presidente non ha mezzi coercitivi. Rispetto a Consales io sono meno appariscente e cerco di conquistare spazi alla figura istituzionale che mi è stata assegnata. Ciò di cui sono contento è di aver trovato una sede per i gruppi consiliari che finalmente hanno un dipendente a disposizione per accedere agli atti e riunirsi.
Il lavoro delle commissioni come prosegue?
Stanno facendo la loro parte. E’ un lavoro più sereno tenendo conto anche del numero esiguo dei componenti che favorisce il dialogo e l’interlocuzione. Sono discussioni propositive che forniscono imput all’Amministrazione per alcune situazioni che interessano la vivibilità della città.

I consiglieri di maggioranza lamentano la difficoltà di raccordo tra la Giunta e il Consiglio. Come si può sanare questa difficoltà?
Questa è una malattia vecchia. Si scontrano due esigenze. Da una parte c’è l’assessore che è preso continuamente da problemi quotidiani e per cui è costretto a prendere decisioni anche all’ultimo minuto senza aprire un dibattito con la parte politica. Dall’altra c’è la richiesta di coinvolgimento e di informazione che viene avanzata dai consiglieri. La comunicazione non sempre è facile perché i problemi si accavallano. Naturalmente non parliamo delle grandi opzioni su cui l’Amministrazione apre una fase di ascolto ma delle scelte quotidiane.
La nascita del gruppo Autonomo ha rappresentato una difficoltà all’interno del Consiglio?
Assolutamente no. E’ stata una scelta politica, già attuata nel passato, legata a esigenze di visibilità, a difficoltà all’interno del proprio partito. Per la dinamica del lavoro dell’aula non rappresenta un ostacolo.
Questa opposizione aiuta il lavoro dell’assemblea?
Appare evidente che chi opera un’opposizione dialogante apre spazi di discussione e di programmazione. Quella esclusivamente muscolare, seppur legittima, crea maggiori difficoltà. Qui si dimentica che la politica è l’arte della mediazione, non sempre si può andare allo scontro dei numeri. Quando c’è il dialogo è anche più agevole far comprendere le diverse posizioni ai cittadini.
A suo giudizio va migliorata l’attività di comunicazione all’esterno della vita del Consiglio?
Bisogna fare di più. C’è la trasmissione televisiva delle sedute ma non sempre aiuta i cittadini a comprendere ciò che avviene a Palazzo Mosti. Si pensa solo alle contrapposizioni quando invece c’è un’attività di dibattito molto intensa e costruttiva.

Veniamo all’attualità politica. AN ha sfiduciato il suo vicepresidente Gennaro Santamaria. Si può giungere ad una sua revoca?
Non è prevista una sfiducia politica. Il regolamento prevede esclusivamente per il presidente un’eventuale mozione di sfiducia per comportamenti gravi e ripetuti.
Ci sarà la discussione in Consiglio sui casi Medici e Castiello?
Probabilmente si perché si tratta di richieste firmate da 8 consiglieri, numero sufficiente per avere la convocazione del Consiglio su un argomento. Per quanto riguarda Medici, posso dire che è stata una situazione sgradevole ma non credo che don Nazzarenno rappresentasse un disegno di ostilità della Chiesa nei confronti della pubblica autorità. Su Castiello credo che l’opposizione sbagli a parlare di spot elettorale visto che il voto è ancora lontano. Il pericolo è un altro.
Quale presidente?
In questa città si strumentalizza ogni frase che viene pronunciata. In molti c’è una sindrome alla visibilità che francamente è insostenibile. Non vorrei che ci fosse qualcuno che se non ha dato un’intervista o non abbia rilasciato una dichiarazione finisca col sentirsi un po’ a disagio. Per fortuna è una malattia che non ho mai avuto.
Grazie alla carica che riveste è sempre a contatto con la città. Che clima ha trovato tra i suoi concittadini?
C’è un clima di attesa. La gente si aspetta risposte concrete sul quotidiano, sui piccoli problemi. L’Amministrazione fa bene a progettare il futuro ma non deve dimenticare le piccole esigenze. Purtroppo il quotidiano è visto come un fastidio, come un’incombenza. Ed invece è su questo che si costruisce la vivibilità di una città. La vicinanza di un’Amministrazione ai cittadini si vede dalle piccole cose. Dico: viviamo la quotidianità con la stessa intensità con cui immaginiamo il futuro.
Il progetto della Rosa nel Pugno in cui lei è stato eletto è fallito. Ora si parla di costituente socialista. Lei ci crede?
Lo SDI è stato un partito sempre coerente con i suoi comportamenti. Dopo la fine della Prima Repubblica, ha scelto una linea e l’ha portata avanti anche superando enormi difficoltà. La Rosa nel Pugno è stato un progetto che ha consentito al centrosinistra di vincere le elezioni. A livello locale forse ha rappresentato un ostacolo per alcuni nella richiesta di voti. Io credo che lo SDI abbia tutte le caratteristiche per rimanere leader di questa riunificazione dell’area socialista. Io sono per una sinistra sociale e dialogante che non si arrocchi su tutto.

Pellegrino Giornale




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